Nel 1981 degli scavi furono intrapresi dal Centro per l’Archeologia Medievale a seguito di saggi d’emergenza preliminari ad opera della Soprintendenza archeologica di Salerno Avellino e Benevento.
Al di sotto di livelli romani più antichi o tagliato da questi, si è rinvenuto su tutta l’area uno strato consistente di pomici bianche dello spessore di ca. 50 cm, relativo all’eruzione delle “Pomici di Avellino”, eruzione pliniana del Somma Vesuvio avvenuta tra 1951 e 1773 a.C.
Lo strato sottostante le pomici è costituito da terreno marrone humificato, non indagato per l’intero spessore, che contiene una cospicua quantità di ceramica preistorica e che è interpretabile come il suolo dell’abitato preistorico da riferire alla facies di Palma Campania.
Evidenze archeologiche del Bronzo antico:
E’ stata scavata una capanna collocata in leggero pendio sulla sommità terrazzata di una collina. Il perimetro della struttura è stato delimitato da pali aggettanti verso l’interno, cosicché le pareti della capanna risultavano a spiovente; grandi erano le dimensioni (lunghezza almeno 20m., larghezza circa 8-9m).
Dei pali interni sorreggevano il tetto. Lo scavatore descrive una fossa circolare circondata da pali, posta al centro, a modo forse di una sorta di impluvium.
Altre due grandi fosse erano all’interno, con lo scopo di drenare le acque dilavanti dal banco argilloso che affiorava giusto a monte della capanna. In base a ciò si può supporre che il pavimento fosse leggermente rialzato, forse tramite un tavolato.
L’analisi dei resti vegetali ha evidenziato del farro (Triticum dicoccum) e dell’ orzo (Hordeum vulgare), mentre erano presenti ossi di maiale e, in quantità minore, di bue e di pecora.
Tra la ceramica abbondanti sono le tazze di varie tipologia, le scodelle, i sostegni a clessidra, le olle e un coperchio di bollitoio.
Nella trincea VII, sotto uno strato (VII) relativo alla facies di Palma Campania, ne è apparso un altro (VIII) relativo con certezza ed esclusivamente ad un momento più antico, riferibile al Neolitico finale di tipo Diana. Manca ogni traccia di industria litica o su osso, o di reperti metallici.
La basilica di S. Giovanni
La scoperta (1981) del grande edificio ecclesiastico arricchisce la nostra conoscenza del periodo longobardo. La chiesa altomedievale con annesso battistero e sepolcreto (seconda metà del VI sec.), è sovrapposta ad una villa romana (II/III sec. d. C.).
Una fase di frequentazione bassomedievale (XII-XIV sec.) è stata anche individuata all’interno dell’area delimitata dal perimetro della chiesa e dai suoi annessi.