Taurasi è un comune della provincia di Avellino che dista 26 chilometri dal capoluogo. Sorge nella media valle del Calore, a 405 metri s.l.m., sulla sommità pianeggiante della dorsale della collina di Taurasi.

Questa dorsale rappresenta lo spartiacque tra la media valle del fiume Calore ed il vallone del torrente di Mirabella, suo affluente. Il luogo non doveva del tutto essere difeso naturalmente, ma era in diretto contatto con una vasta estensione di terreni leggeri e facilmente coltivabili, con un’ottima disponibilità di acqua sorgiva.

Sono documentate tre principali fasi di occupazione. Per il periodo del Neolitico Antico a Ceramica impressa sono attestate olle con decorazioni a tacche, scodelle con decorazione a fascia di angoli e a rocker interna ed esterna, nonché vari strumenti litici in pietra di diversa natura e una piccola lama in ossidiana attestano la presenza di un insediamento.

Al momento di passaggio tra Neolitico ed Eneolitico potrebbe essere riferiti un piccolo gruppo di reperti: un tallone di ascia litica, due scodelle (la seconda con decorazione impressa a triangoli punteggiati).

Ma è indubbiamente il periodo Eneolitico che ha restituito dati notevolmente significativi relativi a cinque capanne funerarie (metà del IV millennio a.C.). Sono raggruppabili in due tipi diversi:

a) Le strutture del primo tipo sono delimitate da muretto a secco perimetrale, prevalentemente in pietra calcarea locale, avente la pianta in due casi absidata (strutture 1 e 2) e in un altro caso trapezoidale e lastricata (struttura 3);

b) Le strutture del secondo tipo hanno una pianta meno chiara e sono fornite di buchi di palo e sono prive del muretto (strutture 4 e 5); Le strutture 1-3-4-5 sono orientate secondo l’asse Est-Ovest con l’apertura ad Ovest, mentre la struttura 2 ha l’asse ruotato verso Sud-Ovest.

L’elevato delle strutture 1-2-3 doveva essere formato da pali, appoggiati sul muretto perimetrale in pietra, e questi dovevano avere un’intelaiatura di frasche rivestite di argilla, come testimoniano i frammenti di incannucciata rinvenuti.

Nelle strutture 1 e 2 l’ingresso era delimitato da due grandi pali. All’interno delle strutture sono presenti resti di cadaveri cremati: essi erano posti talvolta direttamente in fosse, ma nella maggior parte dei casi i resti erano riposti in un vaso che fungeva da cinerario, che a sua volta era collocato in fossa o direttamente sul piano di calpestio o nell’elevato della struttura.

Dati di rilievo e di novità nel panorama della preistoria italiana sono che alcune deposizioni contenevano più individui e che i defunti, talvolta, accompagnati da animali anch’essi incinerati.

La maggior parte delle sepolture era posta all’interno delle strutture, nel vestibolo o nella camera, mentre altre sono collocate ai margini di questo spazio. Le posizioni delle sepolture suggeriscono che lo spazio utile interno alle strutture abbia una destinazione d’uso diversa da quella di semplice “contenitore” delle sepolture.

Nella Struttura 1 si sono rinvenute:

1) Due incinerazioni in brocche poste sul piano di calpestio del vestibolo;
2) Una incinerazione contenuta in un boccale addossata al muro perimetrale esterno; >
3) Una incinerazione collocata al centro della camera, in fossa priva di vaso che conserva scarse ossa combuste, avente per corredo solo una piccola scodella deformata dal fuoco;
4) Grande bacino troncoconico;
5) Due brocche;
6) Una tazza;
7) Quattro scodelle prevalentemente emisferiche;
8) Un’olla grezza;

Erano nella Struttura 2:

1) Quattro incinerazioni in vasi poste in alto nel muro perimetrale;
2) Tre incinerazioni deposte sotto il muro perimetrale (una in semplice fossa, due in fossa entro vasi);
3) Due incinerazioni entro vaso in fossa poste nel vestibolo sotto l’estremità del muro: una contiene una grande olla capovolta, nella seconda è deposta una grande brocca, con una fusaiola come corredo;
4) Una incinerazione contenuta in una tazza posta all’esterno, appoggiata sul piano lungo il muro perimetrale;
5) Tre incinerazioni in vasi di forme diverse deposte in piccole fosse attorno alla struttura nella parte sud. Una incinerazione conteneva un’olla e un pugnale in selce; le altre due avevano come cinerario una piccola tazza e un boccale;
6) Contenitore chiuso superiormente da un disco con fori multipli, la cui funzione è incerta, ma che viene convenzionalmente indicato come “brucia profumi”;
7) Brocca con decorazione incisa;
8) Una tazza;
9) Pugnale in selce.

La Struttura 3 documenta la presenza di:
1) Due incinerazioni entro vasi trovate nel crollo della struttura;
2) Incinerazione contenuta in una brocca avente come corredo un trapezio litico, appoggiata sopra il lastricato;
3) incinerazione posta direttamente in fossa, ubicata sotto il lastricato della camera principale, a ridosso della soglia che immette nel vestibolo. Tale incinerazione contiene molte ossa combuste appartenenti ad almeno due individui (un uomo e una donna giovani) accompagnati da un animale e con un corredo composto eccezionalmente da più oggetti: una tazza, un pugnale a base semplice e uno spillo in rame, un trapezio in selce e un oggetto in osso lavorato, mal conservato. Quest’ultima sepoltura è l’unica in cui sono presenti oggetti in rame e la presenza di molteplici oggetti nel corredo è probabilmente indice di un’iniziale diversificazione sociale e della volontà di sottolineare il ruolo eminente dei defunti in essa contenuti.
4) Scodella con anse in fila continua;
5) Scodella mono-ansata nel vestibolo;
6) Brocca con presenza di cuppelle impresse, aggiunte alla solita decorazione ad angoli presente sulla spalla;
7) Fusaiola;
8) Rocchetto.

La Struttura 4 totalmente diversa dalle altre ha restituito:
1) Tre incinerazioni entro vaso (una in fossa con brocca, un’altra contenuta in una piccola brocca protetta da uno scodellone capovolto con lama di selce come corredo; la terza è invece in una tazza-bicchiere);
2) Quattro incinerazioni direttamente in fossa, senza vaso cinerario, ma sovente con copertura lignea carbonizzata, ubicate all’esterno della struttura 4. Due di queste incinerazioni sono provviste di corredo, tranne due trapezi litici in una, un’altra una tazza-bicchiere;
3) Pugnale di selce appartenente ad una sepoltura sconvolta;
4) Una scodella;
5) Alcune tazze;
6) Un boccale;
7) Due scodelle con anse in fila continua;
8) Frammenti di scodelle su alto piede troncoconico, talvolta con piede fenestrato, bacino cordonato;
9) Un’ansa verticale con bottone sormontante;
10) Lama in selce;

L’ultima capanna funeraria Struttura 5 è caratterizzata da numerose fosse, contenenti molta incannicciata, nonché buchi di palo. Questi pochi elementi non rendono possibile definire la pianta.

La tipologia dei rinvenimenti in essa presenti, unite ai dati stratigrafici, rendono sicura la pertinenza culturale e cronologica di questa struttura alle altre.

Conteneva:
1) Due incinerazioni entro vasi (scodella e scodellone) deposte direttamente sul piano di calpestio;
2) Due incinerazioni entro brocche in fosse (una di queste era coperta da un fondo di vaso capovolto, un’altra era parzialmente protetta da pietre presenti all’interno della fossa);
3) Olla biansata con decorazione a solchi sul collo;
4) Lama in selce;
5) Macina in arenaria.

Planimetria schematica delle capanne eneolitiche di S. Martino. (Talamo P., 2004, p. 6.)

Fontana Lardo

Un recupero fortuito verosimilmente di una tomba è stato fatto anni fa presso questa località.
Si tratta di una tazza con alto collo cilindrico e di un’olla biansata con bugne a bottone sul labbro, nonché da un bicchiere biconico. Il contesto sembra coevo e potrebbe appartenere all’Eneolitico medio, forse alla cultura del Gaudo.

Località Porta S. Angelo.

Il sito verosimilmente di abitato si trova su un terrazzo posto poco al di sotto dell’abitato medievale, ad un’altezza di 322m circa s.l.m.
Il materiale si riferisce ad un insediamento eneolitico (facies di Laterza). La ceramica è rappresentata da Tazze, olle e patere frammentarie con impressa a tacche, impressa ad unghiate e impressa puntinata.
Sono presenti un pestello di arenaria e una macina di pietra lavica.