Questa ecclesia castri ovvero una chiesa interna al castello è verosimilmente coeva al mastio normanno svevo adiacente alla vicina chiesa di Sant’ Eustachio anche essa realizzata all’interno della cinta muraria fortificata da torri angolari a base quadrata.

La costruzione si presenta con un’unica navata ed è munita di un arco a tutto sesto che suddivide il recinto presbiteriale nel quale è stata ricavata una piccola absidiola; l’intera struttura è composta da blocchi di pietra locale uniti a malta e resti di conci e mattoni.

La chiesetta di Sant’ Audeno, la più antica attualmente esistente nel comune di Montemiletto, si trova dentro le mura del centro antico di Montaperto e deve la sua intitolazione alla presenza, nella valle del Sabato, dei popoli provenienti dalla Normandia allo stesso modo dell’omonimo edificio di culto presente nella vicina Serra di Pratola anche se il primo documento in cui la stessa viene citata risale solo al 1227.

Il suddetto atto notarile venne stipulato nel mese di dicembre del 1227 tra Giovanni e Giacinto, rispettivamente custode e rettore della chiesa di Sant’ Audeno, al fine di poter effettuare una permuta di un terreno posto in una località al di sotto del castello.

Il testo in questione riporta testualmente: Commutatio facta inter Iohannem et Iaquintum, custodem et rectorem ecclesiae S. Audeni castelli Montis Aperti, de quodam territorio aspero inculto et infructifero in pertinentiis dicti castri Montis Aperti in loco ubi dicitur li Cinisi cum quodam horto subtus castellus predictum Montis Aperti.

Le notizie successive risalgono alla fine del seicento e agli inizi del settecento e sono tutte riconducibili alle intense attività promosse dal Cardinale Orsini prima che questi divenisse Papa con il nome di Benedetto XIII.

Secondo la documentazione di quel periodo la chiesa era proprio attaccata alla porta di ingresso del castello ed era circondata da tutti i lati dalla via pubblica, della stessa sappiamo che tutte le pareti interne ed esterne erano intonacate. Si accedeva al suo interno tramite un ingresso posto al lato sud e dopo la soglia bisognava scendere due scalini.

Nell’area del presbiterio erano state ricavate tre nicchie e in quella centrale vi era un affresco con le figure di una Madonna con bambino in braccio oltre a San Giacinto e le anime purganti.

L’aula era lastricata con una pavimentazione in pietra al centro della quale era stato posato un sarcofago e un piccolo pilastrino sormontato da una piccola croce di ferro.

Il Cardinale Orsini, visto che la chiesa era in stato di abbandono, volle destinarla a Cimitero allo scopo di raccogliere le ossa dei defunti dando facoltà a Tarquinio Capobianco di Montaperto di raccogliere le elemosine necessarie alla realizzazione del cimitero.

La chiesa cimitero fu solennemente benedetta dallo stesso Cardinale e in quell’occasione venne affissa una targa in marmo bianco, purtroppo andata dispersa, dal seguente tenore:

L’Ec.mo Arciv. Orsini a XXIV luglio MDCCIX

in cui benedisse solennemente questo Cimitero concedette in perpetuum a fedeli che qui avranno per i defunti in esso seppelliti nel dì della commemorazione dei morti e loro ottava.

Dentro una nicchia posta sopra all’entrata venne dipinto un cranio di defunto sormontato da una croce e la scritta Coemeterium mentre le ossa dei defunti venivano deposti lungo tutti i lati della chiesa.

L’edificio a quel tempo era lunga solo 23 palmi e larga 25 e parte di essa risultava diruta.

Cessato l’uso come cimitero ossario vennero realizzati diversi lavori di miglioramento e riadattamento della struttura; il pavimento venne innalzato rispetto a quello precedente e completato con delle mattonelle in cotto ma si badò anche a realizzare una bella controsoffittatura in legno ripartita in moduli ottagonali abbelliti con rosoni in carta pesta.