Durante la Prima e la Seconda età del Ferro  matura e si consolida in Italia  il processo formativo  etnico e linguistico parallelamente ai caratteri regionali delle facies archeologiche, evidenziate soprattutto dalle evidenze funerarie (inumazione  distesa in fossa contrapposta alla cremazione).

Secondo le tradizioni tramandate dalle fonti scritte, tra cui Strabone (V.4,3), vivevano in Campania, prima della destrutturazione del contesto indigeno ad opera dei coloni greci e della presenza etrusca, alcuni popoli di cui si conservano i nomi: gli Ausoni, gli Opici e gli Osci. Agli Osci sarebbero da riferire  le manifestazioni della cultura delle tombe a fossa della Prima età del Ferro (IX-VIII sec. a. C.), mentre agli Ausoni si attribuiscono la facies appenninica e tarda appenninica (XVI-X sec. a C.), caratterizzata da ceramica con decorazione incisa con motivi geometrici.

Nonostante le zone irpine siano ancora mal conosciute, sembra finora prevalente la cosiddetta facies di "Oliveto-Cairano", che rappresenta un aspetto originale e ben definito nell'ambito della Fossakultur campana.

Il gruppo inumatore in tombe a fossa (a Calitri, a Conza, a Morra De Sanctis e a Bisaccia, tra altre necropoli) è fortemente caratterizzato dai suoi inizi fino alla tarda età arcaica.

Gli insediamenti erano sparsi con scarsa concentrazione di popolamento e che le comunità erano inizialmente prive di forti differenziazioni sociali.

Nel corso del VIII sec., oltre a costatare fenomeni di mobilità dalle zone interne in particolare dall’Irpinia alla costa tirrenica, si è in presenza un  notevole cambiamento del contesto sociale ed economico di alcune comunità tribali evidenziato dalle  sepolture “principesche”, sia maschili che femminili.

È il momento in cui il mercato dell'area etrusca, ormai soppiantato sulle coste dalla concorrenza dei centri greci, sfoga la sua produzione tramite Capua verso le vie interne e le vie fluviali (il Calore, il Sabato, il Miscano, l'Ofanto) raggiungendo il versante adriatico e il territorio dauno.

Tuttavia la tradizione indigena, pur stimolata dai nuovi apporti dall'esterno, si mantiene piuttosto fedele alla tradizione, cioè al proprio antico patrimonio culturale, con una sorta di riaffermazione della propria identità.

Per l’età arcaica conosciamo ancora poco nel nostro settore. Dobbiamo attingere a situazioni meglio note in aree più o meno vicine.

Dal secondo venticinquennio del VI sec.  alla prima metà del V sec. a. C. , i gruppi dominanti  affermano la loro supremazia sociale differendosi dal resto della compagine sociale: a Cairano,  l’abitato e la ricca necropoli  sono impiantati in una posizione ben differenziata del resto della comunità; lo stesso si verifica a Casalbore dove i grandi e ricchi tumuli sono topograficamente distinti delle sepolture a fossa semplici.

Durante la seconda metà del V sec.  è documentata la presenza di forme ceramiche in rapporto all’ideologia del banchetto.

Da porre in relazione con gli influssi greci, probabilmente mediati anche attraverso il mercenariato, è la presenza nelle sepolture dei cinturoni di bronzo che si prefigurano come elemento distintivo di un individuo in posizione sociale preminente.

La situazione economica di base non raggiunge uno sviluppo paragonabile a quello del resto della Piana Campania e della fascia costiera, il che può spiegare  la partecipazione come protagonisti  ad eventi bellicosi ed insurrezionali.

In copertina: Elemento di cinturone. Si tratta di un’estremità maschio con gancio  originato da una placca a sezione convessa  “a corpo di cicala” striato  con evidenziazione delle elitre striate , desinente a lancetta. E’ verosimile che appartenga ad un cinturone - elemento tipico del costume sannitico - posto in una sepoltura in cui questo elemento attesta l’esigenza di porre in risalto nel rito funebre, il proprio ruolo sociale, fondato su una  gerarchia militare. IV sec. a. C.