L’Appennino centro-meridionale è caratterizzato da un contesto geologico molto complesso e variegato, influenzato in maniera forte dalla sua condizione tettonica e strutturale.

La morfologia del settore irpino è caratterizzata da ampi relitti di un antico paesaggio maturo sospeso modellatesi prima degli ultimi sollevamenti della catena (nel tardo Pliocene e nel Pleistocene), dislocato da faglie dirette appenniniche, che controllano l’andamento e la distribuzione del reticolo idrografico.

Tuttavia su vaste aree tali relitti morfologici sono quasi totalmente distrutti dalla pervasiva dissezione fluviale che ha accompagnato i sollevamenti tettonici; infatti l’evoluzione neotettonica dell’area irpina è stata caratterizzata, nel corso dell’ultimo milione di anni, da sollevamenti fino a 1000 m con fenomeni di terrazzamento in depositi alluvionali recenti e sovraimposizioni dei bacini idrografici, esplicate lungo sistemi di faglie a direzione NW-SE e, per gli ultimi centomila anni, di faglie con direzione NE-NW.

I rilievi sono separati tra loro da valli d’erosione fluviale di vario ordine gerarchico, le quali danno luogo a reti di drenaggio di notevole fittezza anche in virtù della bassa permeabilità delle litologie affioranti.

Comunque l’organizzazione planimetrica della rete idrografica è generalmente di tipo sub-dendritico. Inoltre si riconoscono delle depressioni morfo-strutturali generatesi tra i rilevi appenninici in seguito alla tettonica estensionale pleistocenica.

Planimetricamente i versanti collinari risultano essere molto articolati, sia per il susseguirsi di valli da erosione lineare, sia per la presenza di nicchie di frana di varia natura e dimensione.

All’interno dell’area indagata sono ubicate grandi depressioni strutturali, posizionate in alcuni tratti della valle del Calore e nell’alta valle del fiume Ufita.

L’unità in oggetto è caratterizzata da forme terrazzate di origine fluviale e lacustre, con vari ordini e disposizione altimetrica, spesso condizionati dalla tettonica recente, con contorni rappresentati da versanti di faglia.

Un altro carattere comune a queste aree sono i paesaggi, infatti lungo l’asse trasversale, dopo aver oltrepassato i terrazzi fluviali si ritrovano fasce pedemontane con falde detritiche e coni alluvionali.

La stratigrafia generalmente riscontrata nel territorio di Montemiletto è caratterizza da:
a) Complesso argilloso con caratteri variabili: argilliti varicolori, con intercalazioni di calcareniti, argille siltose e a depositi argilloso-arenacei, marne.
b) Coltre di pomici mal conservata e riconducibile con tutta probabilità all’eruzione vesuviana cosiddetta di “Mercato” (7900 B.P.).
c) Primo paleosuolo di colore giallognolo.
d) Secondo paleosuolo molto umificato, più o meno sviluppato, di colore bruno.
e) Coltre di pomici dell’eruzione vesuviana di “Avellino” (XVIII sec.a.C. circa).
f) Suolo in cui è possibile a volta scorgere l’occupazione in epoche successive.
g) In alcune aree, presenza dell’eruzione vesuviana cosiddetta di “Pollena” (V sec.d. C.)
h) Suolo recente.